Il caso PFAS a Davos

Un Rapporto presentato da Greenpeace International ha denunciato la condotta di 21 multinazionali che hanno agito in un clima di sostanziale impunità in relazione a questioni che vanno dal cambiamento climatico alla deforestazione, dall’inquinamento (di suoli, aria, acqua) fino alle violazioni dei diritti dei Popoli nativi. Tra queste, anche la ICIG che dal 2009 controlla italiana Miteni, responsabile di aver sversato nelle acque venete sostanze chimiche pericolose (PFAS).

Ogni anno la cittadina svizzera di Davos ospita il World Economic Forum, il meeting che vede la partecipazione dell’élite politica e finanziaria mondiale in cui si discutono questioni legate all’economia, accordi commerciali, temi sociali ma anche questioni urgenti internazionali che riguardano la salute e l’ambiente. Quest’anno, nei giorni immediatamente precedenti l’inizio del Forum, Greenpeace ha voluto lanciare un messaggio molto chiaro ai vertici dell’economia e della politica globale: giustizia per le persone e per il Pianeta. È infatti questo il titolo del nuovo rapporto presentato da Greenpeace International che individua dieci principii fondamentali necessari per ottenere regole efficaci e vincolanti sui comportamenti e sulle responsabilità delle imprese in modo da interrompere gli abusi delle multinazionali sull’ambiente e le violazioni dei diritti umani. L’assenza di regole stringenti in merito a fiscalità e investimenti, insieme alla collusione con la politica e una serie di barriere alla giustizia, ha infatti permesso alle multinazionali di agire in un clima di sostanziale impunità , come dimostrano i ventuno casi individuati nel rapporto. I casi illustrati denunciano la condotta di numerose multinazionali come Dow, DuPont, Exxon, Monsanto, Nestlé, Novartis (Sandoz), Total, e VW in relazione a questioni che vanno dal cambiamento climatico alla deforestazione, dall’inquinamento (di suoli, aria, acqua) fino alle violazioni dei diritti dei Popoli nativi.
Giustizia per il Veneto
Tra i casi analizzati c’è quello che riguarda la ICIG, una multinazionale con sede in Lussemburgo che dal 2009 controlla l’azienda chimica veneta Miteni. Per decenni, Miteni ha sversato nell’ambiente sostanze chimiche pericolose (i PFAS, sostanze perfluoroalchiliche) che oggi espongono più di 350 mila persone nelle provincie di Padova, Verona e Vicenza a rischi sanitari gravi. Tuttavia, non esiste un meccanismo normativo chiaro che permetta di definire la responsabilità di ICIG e quindi fare in modo che la casa madre lussemburghese copra i costi per il risanamento ambientale e per i danni sulla salute subiti dai cittadini. A testimonianza della mancanza di normative stringenti, la Miteni, che peraltro risulta già indagata dalla magistratura italiana, nei mesi scorsi ha presentato un ricorso al TAR del Veneto chiedendo, in via preventiva, circa 100 milioni di euro allo Stato per compensare gli oneri da sostenere e le perdite di fatturato dovute alle verifiche e alle altre operazioni individuate dalle autorità necessarie per avviare le bonifiche. Un vero paradosso. Anche per questo motivo Mamme NO PFAS, cittadini colpiti dall’inquinamento insieme ad attivisti della Climate Defense Unit e di Greenpeace hanno manifestato lo scorso dicembre davanti alla sede del consiglio regionale del Veneto per chiedere di avviare subito le operazioni di bonifica del sito industriale della Miteni. Una protesta pacifica e colorata che ha visto un fronte unico e compatto, rappresentativo di tutti i movimenti NO PFAS, chiedere alla Regione Veneto giustizia per l’inquinamento da PFAS.
Finalmente vedono un primo frutto concreto del loro impegno. La battaglia però è ancora lunga.
La Regione Veneto deve ora garantire, nel più breve tempo possibile, a tutti i cittadini veneti acqua priva di PFAS e deve soprattutto adottare tutti i provvedimenti necessari sul fronte ambientale per individuare e fermare tutti gli inquinatori, avviando subito le necessarie bonifiche. In caso contrario l’acqua a zero PFAS nei 21 comuni più contaminati rischia di essere solo una soluzione tampone per tutti quei cittadini che da anni vivono in un ambiente che è – e continua ad essere – inquinato.