Emergenza Pfas in Veneto

I livelli di inquinamento di PFAS nelle acque potabili del Veneto sono tra i più elevati al mondo. Insieme ad Associazioni locali e gruppi di cittadini stiamo chiedendo alla Regione Veneto di intervenire per fermare questo inquinamento creato dagli scarichi di aziende chimiche che hanno operato indisturbate per anni.

In Veneto si sta verificando una delle emergenze ambientali più gravi del nostro Paese tanto che le stesse autorità regionali parlano di “disastro ambientale”. L’acqua potabile in molti comuni è contaminata da PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), composti chimici di sintesi che non esistono in natura e che fanno parte del più ampio gruppo dei PFC (composti poli- e per-fluorurati) di cui Greenpeace chiede l’eliminazione dal 2011 con la campagna Detox.
I PFAS sono noti interferenti endocrini e responsabili di numerosi problemi per la salute (effetti negativi sulla tiroide, riduzione del peso del feto, problemi in gravidanza, aumento dei livelli di colesterolo) oltre ad essere associati a patologie estremamente gravi come alcune forme tumorali.
La Regione deve intervenire con la massima urgenza per fermare la contaminazione.
I livelli di inquinamento di PFAS in Veneto sono tra i più elevati al mondo e, nonostante il fenomeno sia noto alle autorità regionali da più di quattro anni, gli scarichi industriali inquinanti non sono stati ancora fermati. La contaminazione ha raggiunto anche la catena alimentare e l’uomo. Per questo i residenti dell’area più contaminata hanno concentrazioni di PFOA nel sangue, una sostanza del gruppo dei PFAS che l’Agenzia delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Cancro (IARC) classifica come potenzialmente cancerogena per l’uomo, fino a venti volte più elevate rispetto a persone non esposte all’inquinamento. In una situazione così grave è necessario che le informazioni siano facilmente accessibili ai cittadini. Proprio per questo nelle scorse settimane abbiamo pubblicato un grafico interattivo, utilizzando i dati ufficiali della Regione Veneto, in cui vengono mostrate le concentrazioni di PFAS nell’acqua potabile di oltre novanta comuni. I dati ufficiali così pubblicati sono facilmente consultabili e il confronto con i livelli di PFAS consentiti in altre nazioni (Stati Uniti e Svezia) è impietoso: oltre 130 mila cittadini veneti sono stati esposti ad acqua potabile che negli Stati Uniti non è considerata sicura per la salute umana a causa della presenza di PFAS. Il numero sale a circa 200 mila abitanti se questi valori vengono confrontati con i livelli di sicurezza svedesi. Infatti i livelli di PFAS consentiti in Veneto sono altissimi e numerosi cittadini continuano a ricevere nelle proprie case acqua che in altre nazioni non sarebbe considerata sicura per la salute. In questo contesto le comunità locali nutrono un profondo senso di sfiducia nelle istituzioni regionali e proprio per questo nei mesi scorsi abbiamo ricevuto numerose richieste da genitori allarmati per chiedere analisi indipendenti sulla presenza di PFAS nell’acqua potabile erogata nelle scuole primarie. I risultati, pubblicati nel rapporto “Non ce la beviamo”, hanno mostrato la presenza di PFAS in tutti i campioni analizzati, inclusi i principali capoluoghi veneti come Vicenza, Verona e Padova. Dal rapporto risulta che la popolazione veneta esposta all’inquinamento da PFAS attraverso l’acqua potabile è superiore a 800 mila abitanti. È necessario che le autorità regionali intervengano con la massima urgenza, fermando chi è responsabile dell’inquinamento e promuovendo una riconversione industriale di tutti quei processi responsabili dell’inquinamento anche perché come dimostrano i successi della campagna Detox fare a meno di queste sostanze è già possibile. Solo intervenendo alla radice del problema si potrà impedire l’aggravarsi della situazione.
Per maggiori informazioni: www.greenpeace.org/italy/stop-pfas-veneto